SI CHIUDE IN VENETO LA MARATONA WEB DEL MANDOLINISTA CARLO AONZO

Otto come le puntate registrate e condivise sui social, ottantacinque come i minuti del totale delle riprese, mille come riportato nel titolo del progetto. “La citta dei mille mandolini” chiude questo primo tour in Veneto rendendo omaggio al Conservatorio “Cesare Pollini” di Padova, l’Istituto musicale dal quale è uscito l’attuale corpo docente insediato nei principali Conservatori italiani e che ha decido di dedicare la propria vita all’insegnamento del mandolino. Aonzo, di ritorno dalle tournée che in epoca pre Covid-19 lo aveva visto recarsi in America, in Giappone e in seguito in India, con questo materiale ha inteso realizzare un documentario in grado di veicolare il ricco e vasto patrimonio storico-artistico frutto dei processi di trasformazione che hanno innervato il tessuto sociale e musicale degli ultimi secoli. Uno strumento che ha saputo coniugare la tradizione alla sperimentazione, che ha inspirato pittori e artigiani, maestri liutai e musicisti con l’impegno di avvicinare e condividere un progetto comune quello di preservare l’identità italiana attraverso le sue tradizioni.

Il mandolino era “consentito” anche alle donne e l’iconografia del Settecento ci rimanda immagini di fanciulle che suonano lo strumento come la celebrata cantante veneziana Faustina Bordoni (ritratta da Bartolomeo Nazari) interprete delle opere di Haendel e poi di Hasse, che divenne suo marito o le fanciulle ritratte da Gianbattista Tiepolo, Pietro Longhi e moltissimi altri. All’Ospedale della Pietà di Venezia, dove Antonio Vivaldi esercitò la sua arte, due mandolini di questo tipo (denominati milanesi o lombardi) con sei corde doppie in budello erano presenti nell’inventario del 1790 degli strumenti usati dalle orfanelle istruite musicalmente e dirette da Vivaldi stesso, il quale dedicò allo strumento diverse partiture.

E se nel Don Giovanni di Mozart, ritroviamo anche un pò dello spirito libertino del veneziano Giacomo Casanova, riusciremo a non stupirci quando nell’aria “Deh, vieni alla finestra, o mio tesoro, Deh, vieni a consolar il pianto mio” il suono del mandolino accompagnerà la serenata.

Lo strumento legato sentimentalmente alla serenissima: la città lagunare che vide soggiornare il compositore austriaco per oltre un mese godendo di alcune licenze amorose. Ma il web ti porta ad azzardare e senza rendersene conto si arriva alla canzone “Chi vuole con le donne aver fortuna” di Armando Gil, suonata e cantata dalla piccola banda di girovaghi nella veranda dell’Hotel Des Bains al Lido di Venezia, set cinematografico del dilm “Morte a Venezia” di Luchino Visconti. Appuntamento sabato alle ore 12 sulla pagina Fb. Carlo Aonzo mandolin.

La redazione