GENOVA “I LABIRINTI DEL DESIDERIO” AL FESTIVAL DELL’ECCELLENZA AL FEMMINILE
FESTIVAL DELL’ECCELLENZA AL FEMMINILE, ALLA SALA MERCATO EVENTO CLOU CON MASSIMO RECALCATI E CHIARA TOMARELLI TRA I LABIRINTI DELL’ANIMA. DOPPIA DATA IL 6 E IL 7 DICEMBRE PER BENJI
Il cuore del Festival dell’Eccellenza al Femminile realizzato in sinergia con il Teatro Nazionale di Genova è rappresentato da un doppio evento, il 6 e il 7 dicembre, che indaga i percorsi tortuosi del cuore e della mente. Alla Sala Mercato del Teatro Nazionale di Genova va infatti in scena “Benji. Adult Child- Dead Child” di Claire Dowie con regia di Pierpaolo Sepe, interpretazione di Chiara Tomarelli e produzione Associazione Culturale Inarte. Gli spettacoli teatrali vanno in scena alle ore 20.30 in doppia data, ma l’evento clou è sicuramente la prima di martedì 6 dicembre anticipata alle ore 19 dall’incontro con Massimo Recalcati nell’ambito del format “La cultura che cura” ideato per il FEF dalla compianta Anna Solaro (conferenza con ingresso gratuito su prenotazione tramite biglietti.teatronazionalegenova.it ; chi partecipa alla conferenza può seguire lo spettacolo Benji al prezzo promozionale di 10 euro; ingresso intero dello spettacolo 16 euro). Il tema dell’incontro, intitolato “I labirinti del desiderio”, passerà attraverso le tappe degli incontri da tra due amanti: seduzione, possesso, gelosia, estasi, inibizione, odio. Da qui Recalcati si chiede se davvero esista il rapporto sessuale, essendo che ogni rapporto sessuale è innanzitutto il rapporto di ciascuno con il proprio fantasma. Un evento che, ben rappresentando un ideale percorso attraverso i sentieri tortuosi della vita, si abbina alla fame di amore del testo teatrale “Benji” , seppur focalizzato sul terreno dell’infanzia. «Quando da bambino non vieni amato, quando non c’è amore. Quando hai questa sensazione che non riesci a spiegare. Questa sensazione dentro di te, che non riesci a spiegare. Non sai dire cos’è, non puoi dire che è mancanza d’amore. Perché non hai le parole. Hai solo questa sensazione, ma non hai le parole. Le parole per dire che nessuno ti ama. Non amato». Così inizia Benji, testo teatrale scritto da Claire Dowie, presentandoci subito la crepa dentro la quale si dipanerà e costruirà la vita di una bambina, poi ragazza. Benji racconta di un grave disagio psichico, mettendo in scena una personalità scissa che per esistere in una collettività oppressiva deve crearsi un amico immaginario. Attraverso il racconto della sua vita, dall’infanzia, piano piano si disvelano le emozioni più profonde di questa giovane donna, entrando nel vortice del suo pensiero e del suo disagio. Qual è il confine tra normale e non? Quale forza e azione ha l’ambiente circostante nella crescita della propria identità, più o meno solida? La ferita in Benji è esistenziale, con lei assistiamo al suo dolore di vivere, alla sua incapacità di capire e capirsi. Insieme a lei ci ritroviamo catarticamente impotenti di fronte alla sofferenza mentale, alla rabbia, alla mancanza d’amore… che troverà forse, un riscatto alla fine del suo racconto. Della giovane donna sappiamo tutto, ma non il nome. Benji è il nome della sua amica immaginaria, prodotto di una mente bambina, che cerca riparo e equilibrio in una realtà altra. Benji è «una peste, una canaglia, una vera bestia», come dice lei. È tutto ciò che dentro di lei urla per essere ascoltata e aiutata. Ma non riesce ad essere accolta dal mondo esterno, dai genitori, dai professori, dai medici. Il testo mette in luce anche il grande tema del destino intrecciato tra genitori e figli, della difficoltà di essere dall’una e dall’altra parte, dell’incapacità di ascoltare un figlio diverso dalle aspettative, di qualcuno che non risponde come dovrebbe, come ci si aspetterebbe. Benji ci commuove immensamente, non possiamo far altro che viaggiare con lei per capire meglio le fragilità dell’animo umano.
La redazione