Bordighera – Il Quartetto Respighi al 32° Inverno Musicale
32° INVERNO MUSICALE
Domenica 2 aprile,
Chiesa Anglicana, ore 16.00
Rassegna di musica da camera
Quartetto Respighi
Concerto per due pianoforti a otto mani
Riccardo Crespi, Patrizia Magliocchetti,
Sonja Silvano, Marco Zaccaria
Musiche di Dvorak, Schubert, Weber, Mendelssohn, Grieg
Programma
- Dvorak Danze slave 1-2-3-4-5-6-7-8 op. 46
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- Schubert “Rosamunde”
C. M. von Weber “L’invitation a la valse” (rondò brillante) op.65
F. Mendelssohn Ouverture “Ruy blas” op.95
E. Grieg (da Peer Gynt) “Danza di anitra” –
“Nell’antro del re della montagna”
Il quartetto pianistico è una formazione insolita. Anche la letteratura musicale per questa formazione è piuttosto esigua, se confrontata, ad esempio, con la produzione per pianoforte a quattro mani o per due pianoforti a quattro mani. Inoltre, la musica per pianoforte a otto mani ha una storia “recente”, che inizia pressappoco nella seconda metà dell’ottocento, anche se, in qualche modo, è legata al gusto biedermeier, che si era affermato in precedenza. Lo stile biedermeier, come noto, riflette l’interesse del pubblico per esecuzioni pianistiche strabilianti per virtuosismo e brillanti nella sonorità. Se la musica viene distribuita a quattro esecutori, l’effetto è altrettanto brillante, anche se le difficoltà tecniche diminuiscono, dunque si può comprendere per quali motivi alcuni compositori e trascrittori inizino a scrivere pezzi per pianoforte a quattro mani: possibilità di far eseguire brani sinfonici molto popolari (o che dovevano diventarlo) con soli quattro esecutori e di far suonare insieme maestro e allievi. L’intento didattico non è secondario: molti brani per pianoforte a otto mani, specialmente nel novecento, sono stati realizzati per far esercitare gli allievi alla musica di insieme. C’è da aggiungere che la peculiarità del suono del pianoforte obbliga i quattro interpreti ad una concentrazione altissima soprattutto su due aspetti: la precisione ritmica e i contrasti dinamici. La prima parte del programma è dedicata alle otto Danze slave op. 46 di Antonin Dvořák, composte originariamente per pianoforte a quattro mani nel 1878 e successivamente trascritte per orchestra. Dvořák trae ispirazione dal folclore slavo, creando quadri sonori di carattere contrastante, ma accomunati dalla freschezza dell’invenzione e dalla forte connotazione ritmica. La seconda parte si basa su altri autori del periodo romantico: l’Invito alla danza (Aufforderung zum Tanz) di Carl Maria von Weber nacque nel 1819 come rondò brillante per pianoforte solo e fu poi trascritto, fra gli altri, da Hector Berlioz. Fu lo stesso Weber a spiegare che il brano descrive un corteggiamento amoroso: i primi approcci del cavaliere, le risposte evasive della dama, fino al momento in cui i due cominciano a danzare. Alla fine lui ringrazia, lei risponde e i due si separano. Il brano fu dedicato a Caroline, moglie del compositore. Per Rosamunde, principessa di Cipro Franz Schubert scrisse alcune musiche di scena. Alcune di esse sono diventate famose come le Sinfonie e i quartetti. Il Balletmusik del quarto atto è un brano di elegante finezza, pervaso dalla tipica malinconia schubertiana. Completamente diverso il clima espressivo dell’ouverture Ruy Blas (un dramma di Victor Hugo) di Felix Mendelssohn Bartholdy: si avverte l’influsso beethoveniano nei forti contrasti dinamici, nel discorso musicale dapprima esitante, inquieto, poi via via sempre più affermativo, fino al trionfale finale. Le atmosfere diventano fiabesche con i brani dal Peer Gynt di Edvard Grieg: la delicata danza di Anitra e l’impressionante Antro del re della montagna, un brano costruito su un climax che culmina in una marcia sfrenata.
La redazione