SANREMO, POSTICIPATO IL MARTEDI’ LETTERARI GIORGIO MONTEFOSCHI

GIORGIO MONTEFOSCHI  AI MARTEDI  LETTERARI

Nel mese di giugno sono ancora quattro gli appuntamenti con i Martedì Letterari

Il 4 giugno ore 16.30   Giorgio Montefoschi presenta il suo ultimo romanzo:

“ La fragile bellezza del giorno” (Bompiani). Il 10 giugno ore 16.30  Beppe Fosco illustra il suo libro.” Scemo come tuo padre” (Mondadori). Il 17 giugno alle ore 21.00 Luca Goldoni sarà nel Teatro dell’Opera con il suo volume:” Tranelli d’Italia” ( Barbera editore) e il 24 giugno sempre alle ore 21.00  omaggio ad Antonio Rubino arte e musica nel cinquantesimo anniversario della sua morte.

Il 3 giugno nel teatro dell’Opera alle ore 16.30 Giorgio Montefoschi saprà affabulare il pubblico con un romanzo che ripercorre le difficili vie del sentimento: “la fragile bellezza del giorno” ( Bompiani).

Dall’introduzione

Ernesto è un sessantenne. Da poco ha perso la moglie, il grande amore della sua vita. Gli sono rimasti due figli, entrambi sposati, e due nipoti. Ernesto è un romanziere di successo. Ma ciò che gli è capitato è definitivo, inammissibile, gli ha tolto il gusto della scrittura, la voglia di raccontare gli altri, le altre vite. Segue le vicende dei figli e dei nipoti, così complicate e vorticose come tutte le esistenze di oggi, ma qualcosa di insanabile se ne sta annidato dentro di lui. Una brace. Fino a quando Ernesto conosce un’amica di sua nuora. Una donna giovane e sensuale che inaspettatamente riaccende in lui un senso delle cose che fino a quel momento si era assopito. Capita, è in fondo solo uno dei mutamenti dello stare al mondo. Ma qui c’è qualcosa di più. C’è uno scrittore che si è impedito di scrivere, un uomo che si è impedito di amare. E l’amore torna a bussare alla porta, buttando all’aria ogni impedimento. Come gestire allora l’opposizione fra il ricordo e l’onda della vita che conosce soltanto il presente? È questa la storia che ci racconta Giorgio Montefoschi nel suo nuovo romanzo, forse il suo più intimo e universale, tutto proteso a cogliere le intermittenze del cuore, quelle che ci costringono a sfidare, ogni volta di più, il tempo

GIORGIO MONTEFOSCHI (1946) è autore di quindici romanzi. Tra i suoi libri ricordiamo: La casa del padre (1994, Premio Strega), Il segreto dell’estrema felicità (2001), La sposa (2003), L’idea di perderti (2006) e Le due ragazze con gli occhi verdi (2010).

“All’improvviso irrompe sulla scena un amore grandissimo, una passione quindi inverosimile, una forza erotica che distrugge ogni parete e confine. Importa soltanto ciò che dicono le profondità del cuore.

Pietro Citati ( le due ragazze con gli occhi verdi)

“Ritrovo la capacità di suggerire con mezzi narrativi semplicissimi la sacralità e l’orrore della vita borghese; la precisione nel situare la futilità e la fatalità dei gesti nel solenne trascorrere e ripetersi delle stagioni e fra le strade, i muri, i giardini di una Roma atrocemente impassibile e radiosa.”

Giovanni Raboni ( Lo sguardo del cacciatore)

Un amore borghese a Roma, uno scrittore ritrova la via del romanzo narrando

la sua vita coniugale

bruno quaranta

Giorgio Bassani distingueva, all’interno del «narrare», fra narratori-narratori e narratori-antinarratori, romanzieri-romanzieri e romanzieri-antiromanzieri. Là dove gli «anti» riflettono «una sostanziale opposizione di se stessi al mondo». Giorgio Montefoschi non è sicuramente «anti». Come Bassani, da lui convocato in La fragile bellezza del giorno. Il suo mondo è come sempre, per sempre, Roma, a cui si offre smisuratamente, mai ammainando lo stupore, riconoscendo – qui la malìa – «con turbamento una città già veduta», come direbbe Giorgio Vigolo.

È una tenzone contro l’«irrilevanza» La fragile bellezza del giorno. Interpretata da Ernesto, uno scrittore in crisi, assalito dal panico di fronte al foglio bianco. «Potrebbe descrivere le facciate dei palazzi di viale Parioli…Potrebbe definire il colore del cielo su via Aldrovandi…Se non lo fa, è perché nel momento in cui sta per decidersi, la situazione anonima che credeva nascondesse in sé uno spiraglio, mostra di colpo, impietosamente, la sua irrilevanza». Che cos’è la letteratura, quale la sua prova suprema, se non trasfigurare l’irrilevanza, volgerla in necessità? Inseguendo, contro l’abitudine, ciò che si era dimenticato, magari credendo di ricordare, di ricordarlo. E’ la sfida che Ernesto si dà, o che gli si impone. Al pari del proustiano io narrante potrebbe affermare, e in realtà afferma: «…la parte migliore della nostra memoria è fuori di noi, nel soffio d’un vento di pioggia, nell’odor di rinchiuso d’una camera o nell’odore d’una prima fiammata, dovunque ritroviamo di noi stessi quel che la nostra intelligenza, non sapendo come impiegarlo, aveva disprezzato: l’ultima riserva del passato, la migliore…[…]. Fuori di noi? In noi, per meglio dire, ma sottratta ai nostri stessi sguardi…».

Di nome in nome. Giorgio Montefoschi nomina meticolosamente vie, piazze, parchi di Roma, come cuore i Parioli. Una promenade «medianica». Ogni volta «ribattezzando» e così rinnovando un’appartenenza che è amuleto, scudo, lancia, bussola, trincea, un dono «da cogliere e preservare…….

(La stampa-Tuttolibri)

Sabato 29 maggio 2014